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Da Porta Saragozza a San Luca passando sotto i famosi portici di Bologna
Da Porta Saragozza a San Luca passando sotto i famosi portici di Bologna
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Il meraviglioso portico di san luca, da porta Saragozza ci porta al santuario di San Luca sul Colle della Guardia.
Gli appassionati di occulto fantasticano sul fatto che il portico ha 666 archi (più o meno) e visto dall'alto, con le due curve dovrebbe simboleggiare un serpente (che rappresenta il diavolo), la cui testa viene schiacciata dalla Madonna, simboleggiata dal Santuario in cima al colle.
E' patrimonio dell'umanità unesco dal 28 luglio 2022, nonchè una delle mete amate dai bolognesi per correre o camminare, anche quando piove.
Molto frequentato a qualsiasi ora del giorno e della notte è utilissimo per chi deve "espiare" i peccati della sera prima (cene "pese" o fiumi di birra/vino :D ).
Una volta raggiunta porta saragozza dando le spalle al centro citta e alla porta, vediamo il portico di Via Saragozza sulla nostra destra.
La nostra escursione urbana inizia da lì.
Il portico è meraviglioso e ci sono dei negozietti e bar.
Si prosegue in direzione del Meloncello.
Una volta salito sull'Arco del Meloncello si procede verso sinistra, attraversando la strada e si inizia a salire verso San Luca.
La salita si fa sentire e procediamo verso il Colle della Guardia.
I portici offrono una vista meravigliosa sulla città.
Dopo alcuni tornani e scale arriviamo finalmente in cima
Rientriamo per la stessa strada fatta all'andata e io e Sante riflettiamo sul discorso dei 666 Archi e mi accorgo che abbiamo fatto 6,66 km, coincidenza? :)
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Un bel percorso suggestivo nella valle del Lavino ricco di storia, paesaggi incantevoli e vasti panorami.
Si parcheggia di fianco alla pizzeria "La Colombara" dove al termine dell'escursione ci siamo concessi un'ottima pizza.
Si attraversa il fiume utilizzando un ponte e si seguono i cartelli per il sentiero N.1
Lungo il percorso si incontrano le case padronale del ‘700, ulivi millenari e querce secolari, come questa in foto:
Si attraversano bellissimi boschi e castagneti che sono un inno alla meraviglia della natura. In questa zona sono state girate scene del pluripremiato film del 2009 “L’uomo che verrà” di Giorgio Diritti, ambientato nel 1944.
Una volta giunti vicini al crinale si può godere del bellissimo panorama.
Si procede verso destra rispetto al senso di marcia rimanendo nella valle del lavino e ci imbattiamo in bellissimi campi di grano.
Scendendo si può ammirare il bellissimo panorama sulla valle del lavino.
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Il sentiero che andremo a percorrere era usato sin dal medioevo per percorrere il tratto da Casalecchio a San Luca, infatti molti pellegrini lo percorrevano per raggiungere il santuario.
L'origine del nome si può attribuire a due diverse interpretazioni, per i casalecchiesi il sentiero prende il nome di "Bregoli" idall'usanza dei primi del Novecento delle persone più povere che lo percorrevano alla ricerca di bregoli (bràgguel in dialetto bolognese), ovvero fascine, sterpi o ceppi di legna, identificandolo quindi come una fonte di legna per il fuoco, gratuita (Lilla Lipparini - Casalecchio di Reno, 1953); per l'orecchio dei bolognesi suonerebbe più come sentiero dei "Brigoli" dalla radice mediterannea "bric" che identifica un luogo impervio e ghiaioso (Alberto Menarini - "Modi e detti bolognesi, 1974). Il nome "Bregoli" viene ufficializzato dalla cartografia nel 1780, così come documentato nelle mappe del Catasto Pontificio.
Ma torniamo a noi, una volta entrati al Parco Talon (o parco della chiusa) subito a sinistra inizia il sentiero.
E' possibile anche girare a sinistra (verso la chiesa) e procedere dove finisce l'asfalto è inizia un ciottolato.
Entrambe le strade iniziano a salire sulla collina e poco dopo il sentiero CAI 112A è ben evidente.
Subito dopo essere entrati nel parco è immediatamente visibile il cartello CAI sentiero n. 112 "Via degli Dei" che prosegue verso il contrafforte pliocenico.
Se avete scelto di entrare nel parco passerete sotto questo bellissimo cedro.
A questo punto dopo una piccola salitina c'è un tratto in cui prestare attenzione quando è bagnato (potrebbe essere molto scivoloso).
A sinistra del sentiero (qui si ricongiunge anche il sentiero ciottolato che parte dalla chiesa) si possono notare i rifugi antibomba della seconda guerra mondiale.
Il sentiero da tenere è sempre il 112a, quello principale e ben visibile e sale con una "via crucis" che inizia dalla Chiesa di San Martino e va su fino a San Luca.
Il sentiero continua a salire e ad un certo punto tenendo la sinistra facciamo una curva che ci porta vicino ad un albero spaccato probabilmente da un fulmine o dalle inteperie.
Da quel punto è possibile godere di un fantastico panorama
Poseguendo la traccia del sentiero è sempre evidente e ben segnata, arriviamo su una radura che si immette su una strada sterrata vicino ad una villetta che ci troviamo sulla sinistra.
Proseguendo sempre dritti arriviamo sulla strada asfaltata che ci porta a San Luca.
Per il ritorno si può rifare la stessa strada, oppure dopo la villetta incontrata all'andata si tiene la destra e si percorre il sentiero 112b che si ricongiunge dopo al 112a, è un po' più ripido, ma non presenta tratti esposti.
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Monte Maggiore - Oliveto (via dei brentatori)
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Arrivati nella piccola frazione di Montemaggiore, prima di partire per la nostra escursione ammiriamo la bellissima Chiesa di San Cristoforo.
La chiesa si trova su un crinale che separa la valle del Samoggia da quella del Lavino ed è costruita in mattoni in stile neo-romanico.
Partiamo prendendo la carrareccia subito a destra della chiesa (il percorso è segnato come percorso N2).
Dopo poco ci troviamo immersi nei Calanchi: I calanchi sono un fenomeno geomorfologico di erosione del terreno che si produce per l'effetto di dilavamento delle acque su rocce argillose degradate, con scarsa copertura vegetale e quindi poco protette dal ruscellamento. I calanchi sono (più semplicemente) dei profondi solchi nel terreno lungo il fianco di un monte o di una collina.
Fare attenzione che il sentiero è franato, ma c'è ben visobile una via altenativa sulla destra che sale leggermente.
A questo punto c'è una piccola salita e teniamo la sinistra.
Si seguono le tracce del sentiero CAI o i cartelli N2
fino ad arrivare alla "Casa Grande dell'Ebreo" in un bellissimo borgo medioevale.
Seguiamo il sentiero prendendo subito a sinistra della Casa Grande dell'Ebreo e iniziamo a scendere.
Prestare attenzione a questo punto in quanto in caso di pioggia o se è piovuto nei giorni precedenti, potrebbe essere un po' scivoloso e fangoso.
A questo punto passiamo nel bellissimo borghetto di Ca' Foscolo per arrivare ad Oliveto tramite una strada asfaltata.
Teniamo sempre verso sinistra, arriviamo ad una rotonda e teniamo sempre verso sinistra.
A questo punto bisogna superare un tratto di strada asfaltata fino al bivio con il sentiero per rientrare verso Montemaggiore.
Da Oliveto quindi percorriamo un tratto del sentiero dei brentatori.
I Brentatori sono una delle più antiche Compagnie delle Arti e figura essenziale nella vita medievale: profondi conoscitori ed estimatori del vino erano gli unici giudici che potessero attestare la qualità e lo trasportavano per mezzo di “Brente” recipienti portati a dorso, ma in caso di necessità assumevano il ruolo di vigile del fuoco, accorrendo con la loro brenta a spegnere i frequenti casi di incendio.
La Compagnia dell’Arte dei Brentatori venne legalmente riconosciuta nel 1407 e venne ad essa riconfermato il pubblico servizio, già assegnatole nel 1250, precisando l’obbligo di accorre con le brente a portare acqua dove fosse scoppiato un incendio non appena fosse chiamata dal segnale dato dal suono della campana della Torre Asinelli.
Ci troviamo il cartello CAI e sentiero N2 sulla sinistra e iniziamo a salire.
Il sentiero non è perfettamente visibile, ma bisogna andare sempre dritti, ad un certo punto si vede la chiesa di San Cristoforo e la direzione risulta chiarissima :)
Nel frattempo ci godiamo il paesaggio e le vigne
Dopo l'ultimo tratto di salita ci ritroviamo al parcheggio antistante la chiesa dall'altra parte rispetto a dove siamo partiti.